Il premio Interazionale “Cherasco Storia” 2018 sarà conferito a Robert Gerwarth per “La Rabbia dei vinti” edito da Laterza nel 2017, una ricerca sul periodo post Prima Guerra Mondiale per gli anni che vanno dal 1918 a 1923. La giuria ha ritenuto meritevole il volume di Gerwarth “per la qualità scientifica della ricerca e per la qualità della scrittura”.
Il premio è caratterizzato da una specifica attenzione alla forma della comunicazione scientifica della storia, dall’antichità all’epoca contemporanea. Non è riservato dunque a opere di divulgazione, ma a libri che aggiungano alla novità dei contenuti e al rigore della trattazione una chiarezza espositiva che li renda immediatamente accessibili sia ad un pubblico vasto, interessato alla Storia sia al mondo degli studenti, ai quali ogni anno l’opera premiata viene fornita come base per uno studio che si conclude con una discussione diretta con l’autore stesso.
Un’indagine storica sulle guerre e i conflitti dopo la fine della Grande Guerra nel periodo 1918-1923
Nel saggio di Gerwarth viene descritta con grande efficacia l’Europa post Grande Guerra, in particolare quelle terre straziate dalle lotte cruente che seguirono l’armistizio del 1918, tra cui Russia, Germania, Finlandia, Ungheria. L’autore narra in maniera obiettiva e senza falsa morale, gli anni successivi alla Prima guerra mondiale che, per una considerevole parte del Vecchio Continente (e non solo) hanno contato molto di più — anche in termini di sofferenze — di quelli tra il 1914 e il 1918. L’11 novembre del 1918 segna infatti un momento decisivo della Storia d’Europa: la fine di una guerra che aveva distrutto un’intera generazione e l’estinzione di grandi imperi secolari. Ma quale è stata l’eredita della Grande Guerra? Per molti aspetti il futuro dell’Europa non è stato condizionato tanto dai combattimenti sul fronte occidentale quanto dalla devastante scia di eventi che seguirono la fine del conflitto mondiale quando paesi di entrambi gli schieramenti vennero travolti da rivoluzioni, pogrom, deportazioni di massa e nuovi cruenti scontri militari. È questo il filo conduttore che caratterizza la narrazione di Gerwarth.
“Le vittime dei conflitti armati dell’Europa in quei cinque anni furono più delle perdite subite complessivamente dalla Gran Bretagna, dalla Francia e dagli Stati Uniti nel corso della Grande guerra» scrive l’autore, secondo cui non si può dar torto a quegli storici dell’Europa orientale – come Peter Holquist – che hanno definito la stagione successiva al 1918 come un’epoca di «prolungata guerra civile europea». Secondo Gerwarth questo fu dovuto a “quell’atteggiamento intriso di pregiudizi antiorientali (e d’impronta implicitamente coloniale) nei confronti dell’Europa dell’Est che, dopo il 1918, prevalse per decenni nei libri di testo occidentali.” I conflitti di questo periodo storico furono diversi da quelli della Grande Guerra perché interconnessi, la cui logica e scopo erano molto più pericolosi: “conflitti per la vita o la morte, combattuti per annientare il nemico, etnico o di classe, secondo una logica genocida che in seguito sarebbe diventata dominante in gran parte dell’Europa fra il 1939 e il 1945».
Dai paesi scandinavi alla Spagna, dalla Turchia all’Irlanda, l’avere scardinato l’autorità dei troni innescò l’arroganza e la barbarie di chi si sentiva in grado di mettere le mani sul potere, a qualsiasi prezzo. Una storia che non si è affatto risolta nel 1945, ma che rende insopportabili ancora i giorni nostri, se solo si è capaci d’estraniarsi quel tanto che basta dalla pilotata cronaca mediatica. Gerwarth ne è capace senz’altro. E il “Premio Cherasco Storia” 2018 glielo riconosce a pieno titolo.
L’autore Robert Gerwarth
Robert Gerwarth insegna Storia contemporanea presso lo University College di Dublino, dove dirige il Centre for War Studies. Fra le sue pubblicazioni si ricordano The Bismarck Mith e una biografia di Reinhard Heydrich. Ha studiato e svolto attività di insegnamento negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Germania e in Francia.
Ai fratelli Taviani il riconoscimento per la divulgazione
Accanto al Premio “Cherasco Storia”, ogni anno la Fondazione De Benedetti Cherasco 1547 assegna il riconoscimento per la divulgazione. Vincitori dell’edizione 2018 i fratelli Taviani “per il loro impegno nella divulgazione storica mediante la cinematografia”. Il premio sarà ritirato da Paolo Taviani, in ricordo anche del fratello Vittorio, recentemente scomparso, con cui ha firmato capolavori del Cinema italiano com “Padre Padrone”, “La notte di San Lorenzo” o “Cesare deve morire”
A Giuseppe Galasso il premio alla carriera
Accanto ai premi ordinari la giuria aveva deciso di riconoscere a Giuseppe Galasso, autore di una importante analisi della storia della storiografia edita da Laterza, un premio alla “carriera di storico”: la notizia era stata data al grande studioso napoletano la sera stessa dell’11 febbraio poco dopo le 20. Alle 22.36 di quella stessa notte Galasso rispondeva: “Domine, non sum dignus, dovrei rispondere, ma il diavolo delle tentazioni buone mi fa non solo accettaree, ma essere particolarmente lieto di dovere questo a te, amico carissimo, inatteso e insperato dei miei anni sempre meno verdi, anzi non piu’ verdi. Nè mi fa meno piacere che vi sia anche De Bortoli, col quale ho avuto sempre un rapporto piu’ che cordiale. Ringrazio ovviamente anche la giuria grazie, dunque, Alberto e abbimi sempre tuo amicissimo, Giuseppe”. E’ stato l’ultimo scritto del professore, morto nella notte a causa nella sua casa di Pozzuoli. Il premio viene così attribuito alla sua memoria e come una indicazione ai giovani studiosi e alle giovani studiose .